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Allergie
e intolleranze alimentari E’ molto importante fare una diagnosi precisa per poter in seguito eseguire una corretta terapia delle allergie alimentari e delle intolleranze. L’anamnesi, cioè tutte le informazioni inerenti al tipo di reazione, alla dieta, alla qualità e alla quantità dei cibi, alle modalità di insorgenza dei sintomi, è fondamentale nella definizione dell’intervento terapeutico, che si basa essenzialmente sull’esclusione dell’alimento responsabile. Il primo passo è quello di seguire una dieta, per una decina di giorni, contenente un numero ristretto di alimenti normalmente non allergizzanti e di uso non abituale, come per esempio agnello, riso, radicchio, mele e pere sbucciate, acqua oligominerale e valutare una eventuale regressione dei sintomi. Si eseguono dei test cutanei con estratti allergenici ed esami di laboratorio per la ricerca nel siero del soggetto di anticorpi IgE specifici per alimenti, che permettono di definire una diagnosi. La conferma verrà data dalle prove di scatenamento con l’alimento o gli alimenti sospetti, eseguita utilizzando capsule contenenti quantità variabili di alimento liofilizzato; successivamente viene somministrato un placebo (generalmente capsule contenenti gelatina, fruttosio o destrosio). Durante questo test al soggetto si somministrano dosi di alimento in quantità stabilite che aumentano in modo graduale fino alla comparsa dei sintomi. Il limite di ingestione della sostanza sospetta è di 8-10 g: se non si avranno reazioni si potrà considerare sicuro l’alimento testato che verrà reintrodotto nella dieta. Prove e test simili vengono eseguiti anche con gli additivi alimentari, anche se la diagnosi è piuttosto complessa dato il grande numero di sostanze oggi usate a questo scopo. Generalmente si riesce a formulare solo una diagnosi di sospetto. La diagnosi di intolleranza ai disaccaridi si basa sull’esecuzione di test che mettono in evidenza un alterato metabolismo degli zuccheri ed un’intolleranza al carico orale dello zucchero, L’attività enzimatica viene determinata eseguendo accertamenti in seguito a una biopsia intestinale. Nelle allergie alimentari non IgE mediate, dove i sintomi si manifestano a distanza di ore e a volte di giorni dopo l’assunzione dell’alimento, non è facile fare una diagnosi, perché è difficile cogliere la relazione tra la causa e l’effetto. Si eseguono test di eliminazione e di reintegrazione degli alimenti per lunghi periodi di tempo, esami bioumorali e strumentali specifici. Per raggiungere una diagnosi devono quindi essere soddisfatti essenzialmente 3 criteri; identificazione dell’antigene, ricomparsa della sintomatologia in occasione della sua reintroduzione nella dieta ed, eventualmente, dimostrazione di un meccanismo immunitario nel caso delle allergie. Terapia La dieta è sicuramente il mezzo più importante per la terapia delle intolleranze e delle allergie alimentari. Escludere gli allergeni alimentari responsabili comporta la totale scomparsa dei sintomi. Il regime dietetico deve rimanere sempre adeguato, completo e gradevole. Per
formulare una dieta di eliminazione bisogna tener conto delle eventuali
reazioni incrociate tra alimenti e inalanti, della presenza di additivi o
di antigeni alimentari, come il latte o la soia, nascosti nei prodotti in
commercio e della possibile presenza negli alimenti di metalli o
rilasciati dai recipienti di cottura o dalle scatole di conservazione.
Spesso infatti si consiglia ai pazienti di evitare l’acquisto di cibi in
scatola e di cucinare con stoviglie di vetro. Quando
si segue un regime dietetico di eliminazione, in alcuni casi si prevede di
poter lentamente reintegrare l’alimento tolto, come nel caso di allergie
transitorie al latte bovino, alle uova o ai cereali; mentre in altre
condizioni questo non è possibile data la persistenza per tutta la vita
di una specifica allergia, per esempio nel caso di allergie alle arachidi
o ai crostacei. Quando si reintegra l’alimento si deve procedere con
calma, dopo aver seguito la dieta per almeno un anno e non prima di aver
fatto le prove di tolleranza. Escludere un alimento significa, talvolta,
eliminare un cibo di fondamentale importanza a livello nutrizionale, per
esempio il latte in età pediatrica; mentre in altre situazione, è il
caso delle arachidi o dei crostacei, non è poi così difficile. Se
l’alimento eliminato non può essere lentamente reintegrato bisogna
intervenire con un adeguato apporto nutrizionale, calorico e vitaminico
facendo anche aggiunte e sostituzioni. Nelle intolleranze alimentari di natura enzimatica, per esempio da deficit di disaccaridi, si utilizzano alimenti privi di disaccaridi, come lattosio, saccarosio, maltosio. Il latte bovino, attraverso un particolare trattamento, viene privato del lattosio, oppure si consiglia di mangiare yogurt fresco ricco di lattasi naturale, abitualmente ben tollerato da questi soggetti. Dopo aver eliminato o drasticamente ridotto il consumo di alimenti responsabili di reazioni, bisogna diminuire anche il consumo di cereali, legumi e patate al fine di ottenere una riduzione dell’introito di amido nella dieta per ottenere una migliore e ottimale funzione intestinale. In commercio esistono preparati di batteri eubiotici capaci di riequilibrare la flora batterica intestinale. Nei casi in cui esiste il sospetto di una PAR (reazioni pseudo-allergiche) da additivi in cui la causa precisa non è stata evidenziata, bisogna cercare di nutrirsi con alimenti a basso contenuto o privi di additivi. Alimenti da evitare in questi casi sono: i vini bianchi contenenti solfiti, le varie bevande in commercio del tipo cola, succhi, sciroppi, gli alimenti preconfezionati, quelli precotti e in scatola, gli insaccati, i cibi sott’olio, sott’aceto, la maionese commerciale, la mostarda, marmellate, gelati e dolci commerciali o preconfezionati. Quando la sintomatologia dell’allergia è importante si possono somministrare farmaci, come gli antiistaminici, in grado di alleviare e di ridurre i disturbi. In ogni caso l’intervento farmacologico deve essere prontamente eseguito dal medico. Gli alimenti contengono un elevato numero di molecole con
potere di antigeni (oltre 6000), ma fortunatamente solo in alcuni
individui queste inducono una sensibilizzazione. Cosa
si verifica in caso di allergia alimentare Quando
esiste un'allergia alimentare succede che, per un mal funzionamento del
meccanismo di esclusione, una quantità eccessiva di molecole alimentari,
con potere di antigene, attraversa la barriera intestinale e determina,
nei soggetti predisposti, una sensibilizzazione e una reazione. Tutti
gli alimenti potrebbero essere immunogeni, ma fortunatamente le allergie
sono in genere sostenute da un numero abbastanza ristretto di sostanze
alimentari. Un
antigene alimentare, per poter determinare una reazione, deve possedere
alcuni requisiti: · ·
deve essere
un buon immunogeno, come lo sono le proteine, infatti le allergie sono
sostenute da allergeni proteici o glicoproteici, ·
deve
resistere ai trattamenti di cottura, bollitura, spremitura, all'acidità
del succo gastrico e agli enzimi intestinali. Antigeni resistenti a questi
fattori sono quelli presenti nell'uovo e nel latte ·
deve
avere una scarsa capacità di indurre intolleranza. Gli
alimenti che più sovente causano allergie alimentari sono latte, cioccolato,
cereali, legumi, uova, agrumi, pomodori,
frutta secca. La
sensibilizzazione verso alcuni alimenti, come per esempio l'uovo o il
latte, tende a regredire con l'età, mentre alcune, come quella verso i
crostacei o i pesci, persiste anche nell'età adulta; questo perché
l'organismo è in grado di sviluppare in maniera diversa una tolleranza
nei confronti dei vari antigeni. Altro fattore da ricordare è che in
alimenti diversi possono esserci antigeni comuni o determinanti antigenici
in comune, per esempio la gliadina è presente sia nell'orzo che nel grano
e nella segale e l'antigene del merluzzo è presente in molti altri tipi
di pesci. Questo fatto è alla base di fenomeni di reazioni alimentari
crociate, che sono oggi studiate. Alcune di queste sono piuttosto
comuni, per esempio quelle dovute a vegetali, come i cereali, i legumi,
alle uova di pollo, di anitra e di tacchino o tra pesci di specie diversa.
Esistono anche reazioni incrociate tra alimenti ed inalanti, per esempio
allergia alle piume e alle uova, al polline delle graminacee e alle
arachidi o ai pomodori. Le
allergie alimentari possono essere provocate anche da sostanze
contaminanti presenti talvolta negli alimenti.
Queste molecole, anche in quantità minima, in soggetti già
sensibilizzati scatenano reazioni importanti. Un esempio di questo sono
gli antibiotici eventualmente presenti nel latte o nelle carni,
oppure la presenza di metalli, come il cromo, il rame, che vengono
rilasciati dai recipienti durante la cottura dei cibi. Le
allergie alimentari sono sempre sostenute da un meccanismo immunologico e
possono essere di due tipi: ·
reaginico:
cioè allergie IgE mediate ·
non
reaginico: non
mediate da IgE con presenza di complessi immuno patogeni, di linfociti
T sensibilizzati e, talvolta, anche di anticorpi tossici. Le
varie manifestazioni dovute ad allergie si manifestano o in modo isolato o
in associazione tra loro. Si possono essenzialmente distinguere due quadri
clinici: reazioni immediate e reazioni ritardate Reazioni
immediate (IgE
mediate): Scatenate
il più delle volte dall'assunzione di latte vaccino, frumento, noccioline
e cioccolata. Si manifestano con orticaria, edema laringeo con difficoltà
respiratorie, vomito, eczema, edema delle labbra e della lingua, nausea,
dolore addominale e a volte shock anafilattico. Reazioni
ritardate
(non mediate da IgE) In
questo caso è molto difficoltoso identificare gli alimenti responsabili,
che rimangono il più delle volte sconosciuti; spesso fanno seguito ad una
gastroenterite acuta, probabilmente collegabili ad un deficit immunitario
transitorio. Si manifestano con astenia, ansia, dolori
articolari e muscolari, otite. E'
interessante notare che probabilmente esiste una predisposizione genetica,
in quanto i portatori di allergie alimentari presentano frequentemente
un'anamnesi famigliare positiva nei confronti di varie forme allergiche. Diagnosi Test
alimentari di provocazione. Test
intradermici:
sono risultati utili per selezionare i cibi da eliminare dalla dieta perché
sospetti di causare disturbi gastrointestinali, rinorrea e congiuntivite,
asma e sintomi similanafilattici. Per la presenza di falsi positivi non
sono indicati a fine diagnostico. Test
cutanei: la
maggior parte degli estratti alimentari non sono standardizzati e il loro
impiego è discutibile. Può talvolta essere utile un skin-test
effettuato direttamente con del cibo fresco applicato sulla cute
scarificata. Risultano spesso falsi positivi e perciò la positività deve
sempre essere confermata dal test alimentare di provocazione. Dieta
di eliminazione:
si eliminano dalla dieta di partenza tutti gli allergeni alimentari più
comuni (latte, uova, crostacei, noci, grano, semi di soia e cioccolata),
quindi, se i sintomi migliorano, si reintroduce un solo alimento, il quale
verrà consumato con frequenza maggiore rispetto agli altri per 24 ore,
per stabilire la capacità allergizzante. Terapia ·
Eliminazione
dei cibi responsabili. Desensibilizzazione orale: si elimina il cibo
responsabile, quindi lo si reintroduce a piccole dosi, in crescendo. Di
dubbia efficacia. ·
Riscaldamento:
riscaldare i cibi riduce la loro antigenicità perché vengono denaturate
le proteine. ·
Antistaminici:
questi farmaci sono utili solo nelle forme acute Agli alimenti vengono spesso addizionate sostanze particolari (conservanti, coloranti, antiossidanti, rinforzanti del sapore) allo scopo di migliorarne il gusto, l'aspetto e la conservazione. Questi additivi, come pure gli alimenti stessi possono essere causa di manifestazioni organiche sia interne, per esempio a livello dell'intestino, sia esterne a carico della cute. Gli
eventi organici che avvengono in seguito all'ingestione di cibi vengono
generalmente definite come reazioni avverse agli alimenti e
comprendono tutti quegli effetti indesiderati determinati dall'assunzione
di cibi, di additivi o di contaminanti. Negli
ultimi decenni queste reazioni sono divenute più frequenti, perché molte
sono state le modifiche avvenute nell'ambito delle abitudini alimentari
specialmente nel mondo occidentale. Reazioni
organiche spiacevoli possono essere determinate dall'uso indiscriminato di
insetticidi, diserbanti, fitofarmaci nella coltivazione di prodotti
alimentari. Un
uso eccessivo di additivi alimentari o mangiare quantità esagerate di
cibi esotici, contro i quali il nostro organismo non ha potuto sviluppare
eventuali meccanismi di difesa, peggiora ulteriormente la situazione. ·
reazioni tossiche e prevedibili,
che possono interessare ogni persona, perché dovute alla presenza negli
alimenti di sostanze tossiche naturali, di tossine prodotte da batteri o
funghi che hanno contaminato gli alimenti durante la catena alimentare,
che comprende varie fasi: produzione, processo, trasporto e conservazione.
Queste reazioni sono intimamente correlate sia con la dose sia con
l'azione della sostanza stessa. Esempio
di queste reazioni sono le intossicazioni da funghi velenosi, le
gastroenterite causate da tossine batteriche contenute in alimenti
avariati oppure le manifestazioni nervose dovute ad intossicazioni
alcoliche o da caffeina. ·
Reazioni non tossiche e non prevedibili,
che interessano solo alcuni soggetti sensibili e possono essere suddivise
in: allergia
alimentare e intolleranza alimentare L'allergia
alimentare è
mediata immunologicamente e i sintomi sono scatenati dall'assunzione anche
di piccole quantità dell'alimento responsabile; mentre l'intolleranza
alimentare è sempre dose-dipendente ed è determinata da molecole
particolari farmacologicamente attive presenti negli alimenti, oppure
conseguente ad un disturbo della digestione o dell'assorbimento dei
principali costituenti alimentari. Quali sono le sostanze incriminateQualsiasi alimento può produrre reazioni allergiche, contenendo proteine dotate di attività allergenica. Quelli più attivi sono gli allergeni stabili (che resistono meglio alla cottura come la b-lattoglobulina del latte, l'ovoalbumina dell'albume, gli allergeni del merluzzo e delle arachidi). Invece gli allergeni vegetali sono labili al colore e ad altri procedimenti, per cui possono produrre reazioni allergiche, soprattutto in pollinosici se assunti crudi ma essere tollerati se assunti cotti. Il 90% delle reazioni allergiche su base alimentare sono causate da 8 alimenti.
Qualche
volta gli allergeni si nascondono in altri cibi. Ad esempio le proteine
del latte vaccino si possono trovare nei sostitutivi del burro, salsicce,
pesce in scatola, ripieni di carne, hot dog; il glutine nelle salsicce. I
semi di soia sono presenti negli hamburger. L'albume può trovarsi nei
condimenti per insalata, zuppe commerciali, carni in scatola, salsicce e
ripieni di carne. Le arachidi nei liquori e prodotti a base di cioccolato.
Il miele nei cosmetici. In Italia si registrano numerose segnalazioni
d’intolleranza all'olio di oliva, con manifestazioni di congiuntivite
allergica. Questa forma di allergia inizia come sensibilizzazione per via
respiratoria al polline dell'olivo e poi diviene alimentare per reazione
crociata con gli antigeni degli oli vegetali, che contengono gli antigeni
del frutto d'origine.
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